sabato 5 gennaio 2013

Roma dall'alto


Quando penso ad un'immagine di Roma, la penso con vista dall'alto. 
Si può ammirare Roma attraverso i monumenti, i fori, gli scorci, i vicoli e gli anfratti nascosti, ma l'immagine dall'alto riempie il petto di sensazioni ed emozioni indescrivibili e regala una vista d'insieme che ne esalta la bellezza.
Immaginate la vista da un attico...................

Foto: Mclaude's Photos & Stories
pieno di luce che appoggia la sua vista su Piazza Navona o Piazza Venezia, o sul Tevere che dall'entrata in città nell'ansa che lambisce la via Salaria si allunga sotto Ponte Milvio continuando poi verso il centro riflettendo luoghi santi e profani.

Immaginate i tetti di Roma di colore arancio e ocra che si esaltano quando il sole nasce o muore e le ombre si allungano dettagliando la silhouette degli edifici e dei monumenti storici rendendoli unici nella loro irripetibilità, immaginate la forza di questa città.

Dalla terrazza del Vittoriano, dal Pincio o dal Gianicolo la vista di Roma regala armonia e scompiglio, un ossimoro ambiguo che desta emozioni forti.

Non è retorica è una proposta di verità, provate tutti, romani o voi che siete "de fora", verificate se potete e poi postate un vostro giudizio.

domenica 30 dicembre 2012

La macchina da scrivere


Foto: Il Vittoriano - Mclaude's Photos & Stories

Eccoci qui al cospetto del monumento a Vittorio Emanuele II o semplicemente il Vittoriano o forse più conosciuto come l'Altare della Patria.

Sorge adiacente al colle Campidoglio e si staglia su Piazza Venezia ben nota per altri più nefasti fatti di cui parleremo prossimamente.
Foto: L'altare delle Patria -  Mclaude's Photos & Stories


Il progetto del Vittoriano risale al 1882, quando il giovane architetto marchigiano Sacconi vinse il relativo concorso cui parteciparono in totale un centinaio di proposte. L’obiettivo era quello di creare un monumento che celebrasse il Padre della Patria Vittorio Emanuele II, morto 4 anni prima, e la stagione risorgimentale in genere. Sacconi si ispirò a grandi monumenti classici come il tempio della Fortuna Primigenia a Palestrina e soprattutto l’altare di Zeus a Pergamo, che proprio in quegli anni veniva trasportato in Germania dove venne poi ricostruito da archeologi tedeschi a Berlino, nel Pergamon Museum.

Per erigerlo fu necessario, fra il 1885 e il 1888, procedere a numerosi espropri e demolizioni nella zona adiacente il Campidoglio, effettuati grazie a un preciso programma stabilito dal Primo Ministro Agostino Depretis. Si procedette così alla demolizione di un vasto quartiere medioevale e furono abbattuti la Torre di Paolo III, il cavalcavia di collegamento con Palazzo Venezia (l'Arco di S. Marco), i tre chiostri del convento dell'Ara Coeli e tutta l'edilizia minore presente sulle pendici del colle.
I I lavori di scavo portarono alla luce l'insula dell'Ara Coeli, risalente al II secolo d.C., ancora oggi visibile sul lato sinistro del monumento; un tratto delle mura dei Re e dei resti di un mastodonte.
Nella politica di espropri venne deciso nel 1928 lo smantellamento della seicentesca Chiesa di Santa Rita, che sorgeva alle pendici della scalinata dell'Ara Coeli, ed il suo spostamento, dieci anni più tardi, nell'attuale posizione, nei pressi del Teatro di Marcello. 

L’inaugurazione del monumento, quando le autorità decisero di offrire un rinfresco a un ristretto gruppo di invitati selezionati tra coloro che parteciparono al progetto fu organizzato all’interno del ventre del colossale cavallo bronzeo, che date le enormi dimensioni era in grado di ospitare comodamente più persone.

In Francia il monumento è conosciuto come “la grande tarte” (”la grande torta“), per la sua somiglianza con una gigantesca torta nuziale decorata con panna e meringhe.

Roma e i romani, con la loro semplicità e flemma o più appropiatamente con la loro proverbiale arguta asetticità nell'esprimere il loro vero pensiero a volte auto-ironico, la conoscono e la identificano anche come la macchina da scrivere per la sua forma che somiglia in modo evidente ad una Olivetti  lettera 22

Foto: Claudio Bottoni
Fonti: Wikipedia; romabeniculturali.it; Flickr: Olivetti Lettera 22 at the MOMA; Roma Capitale