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Foto: Il Vittoriano - Mclaude's Photos & Stories |
Eccoci qui al cospetto del monumento a Vittorio Emanuele II o semplicemente il Vittoriano o forse più conosciuto come l'Altare della Patria.
Sorge adiacente al colle Campidoglio e si staglia su Piazza Venezia ben nota per altri più nefasti fatti di cui parleremo prossimamente.
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Foto: L'altare delle Patria - Mclaude's Photos & Stories |
Il progetto del Vittoriano risale al 1882, quando il
giovane architetto marchigiano Sacconi vinse il relativo concorso cui
parteciparono in totale un centinaio di proposte. L’obiettivo era quello
di creare un monumento che celebrasse il Padre della Patria Vittorio Emanuele II,
morto 4 anni prima, e la stagione risorgimentale in genere. Sacconi si
ispirò a grandi monumenti classici come il tempio della Fortuna
Primigenia a Palestrina e soprattutto l’altare di Zeus a Pergamo, che
proprio in quegli anni veniva trasportato in Germania dove venne poi
ricostruito da archeologi tedeschi a Berlino, nel Pergamon Museum.
Per erigerlo fu necessario, fra il 1885 e il 1888,
procedere a numerosi espropri e demolizioni nella zona adiacente il
Campidoglio, effettuati grazie a un preciso programma stabilito dal
Primo Ministro Agostino Depretis. Si procedette così alla demolizione di un vasto quartiere medioevale e furono abbattuti la Torre di Paolo III, il cavalcavia di collegamento con Palazzo Venezia (l'Arco di S. Marco),
i tre chiostri del convento dell'Ara Coeli e tutta l'edilizia minore
presente sulle pendici del colle.
I I lavori di scavo portarono alla luce l'insula dell'Ara Coeli, risalente al II secolo d.C., ancora oggi visibile sul lato sinistro del monumento; un tratto delle mura dei Re e dei resti di un mastodonte.
Nella politica di espropri venne deciso nel 1928 lo smantellamento della seicentesca Chiesa di Santa Rita, che sorgeva alle pendici della scalinata dell'Ara Coeli, ed il suo spostamento, dieci anni più tardi, nell'attuale posizione, nei pressi del Teatro di Marcello.
L’inaugurazione del monumento, quando le autorità decisero di offrire
un rinfresco a un ristretto gruppo di invitati selezionati tra coloro
che parteciparono al progetto fu organizzato all’interno del ventre del colossale cavallo bronzeo, che date le enormi
dimensioni era in grado di ospitare comodamente più persone.
In Francia il monumento è conosciuto come “la grande tarte” (”la grande torta“), per la sua somiglianza con una gigantesca torta nuziale decorata con panna e meringhe.
Roma e i romani, con la loro semplicità e flemma o più appropiatamente con
la loro proverbiale arguta asetticità nell'esprimere il loro vero pensiero a
volte auto-ironico, la conoscono e la identificano anche come la macchina da scrivere per la sua forma che somiglia in modo evidente ad una Olivetti lettera 22
Foto: Claudio Bottoni
Fonti: Wikipedia; romabeniculturali.it; Flickr: Olivetti Lettera 22 at the MOMA; Roma Capitale